Alfonso Vivaldini è architetto ed illustratore oltre che vespista per passione. Fa parte del glorioso Vespaclub Piubega, in provincia di Mantova. É uso a fissare su carnets Moleskine da 9x14 immagini, storie e avventure, spesso a carattere vespistico. É il caso di questo suo ultimo lavoro che ha voluto presentare agli utenti di VespArt & News.
"Questo mio carnet nasce dalla trascrizione della novella di Giorgio Bettinelli "il Tao e l'arte di scendere dalla Bicicletta" (la trovate a pag. 94 di "La Cina in Vespa"). Un racconto di viaggio immaginario, nel quale viene fissata in una sintesi straordinaria tutta la poetica del viaggiare di Bettinelli, una metafora della sua vita alla quale ho voluto rendere omaggio.
L'ineluttabilità delle tragedie del mondo e la difficile divisione del vero dall'immaginario si scontra con la domanda fondamentale dell'uomo, sul senso della propria vita e sul valore delle cose.
Durante il suo tour africano un giornalista chiese a Bettinelli dove trovasse la faccia tosta per andare a spasso con uno scooter attraverso tutto il dolore che c'è in Africa (vedi a pag. 116 di "Rhapsody in black"). Bettinelli non seppe dare risposta. La risposta in realtà è insita nella sua stessa esistenza e nel fatto di essere lì in quel determinato momento, a vivere ed a raccontare le realtà più dimenticate. Bettinelli diventa antropologo ed esploratore delle diversità e delle peculiarità del genere umano.
Una delle illustrazioni è tratta da una foto (pubblicata a pag. 162 di "Rhapsody in black") che fu scattata a Bettinelli a Debre Sina, Etiopia, da Garrit, un'occasionale compagna di viaggio. Uno scatto fotografico di cui racconta a pag. 324 del medesimo volume. Bettinelli è in posa con un sorriso sarcastico, compresso tra un fucile mitragliatore e dei bambini dai sorrisi divertiti: in un solo colpo si coglie tutta la spontaneità e le paradossali contraddizioni dell'Africa.
La Vespa è quella "senza nome", un PX 200 Arcobaleno, oggi esposto al Museo Piaggio di Pontedera, che gli fu inviata in sostituzione di quella denominata "Santa Maria" che gli venne rubata al momento del sequestro da parte di guerriglieri congolesi a Doussala, al confine con il Gabon. Una Vespa che rappresenta per lui una seconda possibilità, un alter ego al quale applicare tante bandierine adesive, vessilli delle terre attraversate. Bettinelli, un uomo libero che a modo suo ci dice "...quei trecento (e più) volte... grazie!".